Si definisce errore medico una deviazione da un giudizio (ad esempio, diagnosi) o da un atto medico (ad esempio, prescrizione terapeutica) generalmente ritenuti appropriati.

Cause remote ed immediate di errore medico

Il carico di lavoro eccessivo, la supervisione inadeguata, le strutture e le tecnologie obsolete, la mancanza o la poca comunicazione tra gli operatori, competenze o esperienze non all’altezza, un’ ambiente di lavoro stressante, recenti riorganizzazioni del lavoro ed obbiettivi in conflitto, sono esse tutte cause remote dell’ errore medico.

Le cause immediate degli errori medici sono invece l’omissione di un intervento necessario, negligenza o scarsa attenzione, violazioni di un procedimento diagnostico o terapeutico appropriato, inesperienza, difetto di conoscenza, insufficiente competenza clinica, insufficiente capacità di collegare i dati del paziente con le conoscenze acquisite, e la prescrizione dovuta alla ricetta illeggibile o le spiegazioni insufficienti.

Nella Guida all’Esercizio Professionale troviamo questa definizione dell’ errore medico: “L’ errore medico si verifica quando, essendo presenti, manifesti e non equivoci i sintomi fondamentali, un caso non sia correttamente inquadrato a causa di negligenza, imprudenza o imperizia dal medico nell’ambito di una delle malattie attualmente note alla scienza medica”.

Questa definizione sicuramente fa porre delle domande che vanno dal chiedersi se la scienza medica esiste, è valida?

Esistono sintomi evidenti manifesti e non equivoci di una malattia?

Le domande potrebbero essere molte e dalle risposte che si daranno ci si può fare un’idea sull’ errore medico.

La garanzia della salute dei cittadini è sancita da diritti e doveri connessi e previsti dalla legge. E l’ errore medico non necessariamente va sempre imputato al personale sanitario che in determinate circostanze, può essere in prima persona il soggetto colpito da discriminazione e sopruso ad opera dell’azienda sanitaria stessa.

Anche gli eccessivi carichi di lavoro andrebbero eliminati

Gli studi dimostrano, infatti, come dopo 12 ore di veglia la risposta individuale sia considerevolmente alterata. E l’alterazione è maggiore quanto più si sta svegli. Non solo. In caso di prestazioni impegnative dal punto di vista fisico o emotivo diminuisce ancora di più la capacità di controllo: alcune ricerche hanno rilevato che nelle ore finali del turno di notte, il 30 per cento circa di errori può essere evitato.


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